Quei giorni...
L’ABBATTIMENTO DEL GOVERNO PROVVISORIO.
IL PASSAGGIO DEL POTERE AI SOVIET
“Nella
notte del 24 ottobre (6 novembre) i1 governo provvisorio diede l’ordine di
occupare lo Smolnyj e di sollevare i ponti sulla Neva per isolare i rioni
operai dal centro. Nel frattempo vennero fatti affluire al palazzo d’Inverno
nuovi reparti di junkers da Peterhof e Oranienbaum, i “ battaglioni d’assalto ”
appositamente creati per la lotta contro la rivoluzione e il “ battaglione
della morte ” femminile. I1 24 ottobre i1 comandante in capo del distretto
militare di Pietrogrado, colonnello Polkovnikov, comandò di allontanare dai
reggimenti e consegnare ai tribunali i commissari del Comitato militate
rivoluzionario. Fu fatto divieto ai soldati di uscire dalle caserme. L’ordine
diceva: “ Tutti coloro che, nonostante l’ordine, interverranno con le armi per le
strade, saranno deferiti al tribunale con 1’accusa di ribellione armata ”. La
controrivoluzione passava a1l’attacco aperto, assumendosi con ciò la
responsabilità di dare il via alla guerra civile.
La
mattina del 24 ottobre un reparto di junkers fece irruzione nella tipografia
dove venivano stampati i giornali bolscevichi “ Pravda ” (che usciva allora
sotto la testata del “ RaboéiPutj ”) e “ Soldat ”. Informato di queste mosse,
il Comitato Centrale del partito bolscevico invitò il Comitato militare rivoluzionario
a inviare forze rivoluzionarie, Guardie Rosse e soldati in assetto di guerra
alla tipografia per cacciare gli junkers e proteggere la tipografia e le
redazioni dei giornali bolscevichi. Su direttiva del Comitato Centrale, il
Comitato del partito bolscevico di Pietrogrado invito le masse rivoluzionarie a
passare all’attacco per “ l’abbattimento immediato del governo e il passaggio
del potere ai soviet dei deputati operai e dei soldati, sia al centro che nelle
altre località ”.
I1
Comitato militare rivoluzionario diffuse fra i propri commissari e fra i
comitati di reggimento un ordine scritto nel quale si diceva: “ Il soviet di
Pietrogrado è minacciato da un pericolo immediato: questa notte elementi
controrivoluzionari hanno cercato di fare affluire dalla periferia a Pietrogrado
gli junkers e i battaglioni d’assalto. I giornali ‘Soldat’ e ‘Raboéi Putj ’
sono stati chiusi. Si ordina ai reggimenti di prepararsi al combattimento.
Aspettate ulteriori direttive. Qualunque indugio e turbamento saranno ritenuti un
tradimento della rivoluzione ”.
Le
Guardie Rosse e i soldati rivoluzionari cacciarono gli junkers dalla tipografia
dei giornali bolscevichi. Alle 11 del 24 ottobre usci il “ Raboéi Putj ”, con
l’appello del partito bolscevico a insorgere per 1’abbattimento del governo
provvisorio e l’instaurazione del potere dei soviet. “ Il potere deve passare
nelle mani dei soviet dei deputati operai, soldati e contadini. Al potere vi
deve essere un nuovo governo eletto dai soviet, revocabile dai soviet,
responsabile davanti ai soviet ”, scriveva il giornale.
In
poche ore si mise in movimento un’enorme massa di forze rivoluzionarie: Guardie
Rosse, ‘soldati e marinai, complessivamente più di 200 mila persone. Ogni unità
rivoluzionaria ebbe assegnato dal Comitato militare rivoluzionario un obiettivo
di combattimento: “ Non posso ricordare senza stupore — scriveva pù tardi
Lunaéarskij questo lavoro sbalorditivo. Ritengo l’attività del Comitato
militare rivoluzionario nei giorni dell’ottobre una di quelle manifestazioni
dell’energia umana, che mostra quali incalcolabili riserve si nascondano in un
cuore rivoluzionario e di che cosa questo sia capace quando sente la tonante
voce della rivoluzione ”. In aiuto a Pietrogrado si mossero le navi da guerra
della flotta del Baltico. Utilizzando la stazione radio dell’incrociatore “
Aurora ”, i1 Comitato militare rivoluzionario si rivolse a tutte le
organizzazioni rivoluzionarie fuori Pietrogrado invitandole a mobilitare tutte
le forze per impedire l’afflusso nella capitale dei convogli di soldati
chiamati dal governo provvisorio. Le truppe del fronte e i reggimenti cosacchi,
su cui il governo aveva fatto affidamento, furono tenuti lontano dalla capitale.
I1
24 ottobre il reparto ciclisti rifiutò di prestare servizio di difesa al palazzo
d’Inverno. La guarnigione della fortezza di Pietro e Paolo si schierò dalla
parte della rivoluzione. Già nelle prime ore di battaglia frontale si manifesto
l’isolamento del governo. In un rapporto del comando del distretto militare di
Pietrogrado, inviato al Quartier generale, si rilevava che “ si e creata
l’impressione che il governo provvisorio si trovi nella capitale di uno stato
nemico ”.

Dopo
aver occupato i rioni operai, i reparti rivoluzionari mossero verso il palazzo
d’Inverno, trasformato in principale fortezza della controrivoluzione. Le
Guardie Rosse, i marinai e i reggimenti rivoluzionari presero posizione come
era stato predisposto nel piano del Comitato militare rivoluzionario.
Kerenskij
diede ordine di schiacciare l’insurrezione, di occupare lo Smolnyj, di
distruggere il Comitato Centrale del partito bolscevico e il Comitato militare
rivoluzionario e d’inviare immediatamente a Pietrogrado truppe dal fronte. Ma
il meccanismo del vecchio potere statale era inceppato. L’attività del governo,
del distretto militare di Pietrogrado, del quartier generale era paralizzata.
L’insurrezione
si sviluppò senza spargimento di sangue e con eccezionale rapidità. Il mattino
del 25 ottobre (7 novembre) la capitale era di fatto sotto il controllo del
Comitato militate rivoluzionario. Solo i1 palazzo d’Inverno, il comando
supremo, il palazzo Mariinskij e pochi altri punti nel centro della città erano
ancora nelle mani del governo. Kerenskij travestito da donna fuggi a Pskov, a1
Quartier generale del fronte settentrionale, su di un’autornobi1e
de1l’ambasciata americana.
Alle
10 del mattino del 25 ottobre (7 novembre) il Comitato militate rivoluzionario
pubblicò un appello di Lenin (“ Ai cittadini di Russia”), che informava del
corso vittorioso della rivoluzione socialista e dell’abbattimento del governo
provvisorio. Questa grande notizia si diffuse per tutto lo sterminato paese.
Nel pomeriggio del 25 ottobre Lenin parlo al plenum del soviet di Pietrogrado e
annunciò: “La rivoluzione operaia e contadina, sulla cui necessità hanno sempre
parlato i bolscevichi, si è compiuta”
Restava
da occupare il palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio. La sera del 25
ottobre il palazzo fu completamente accerchiato. I migliori reparti
rivoluzionari erano in prima linea. Per evitare spargimento di sangue il
Comitato militare rivoluzionario intimò al governo provvisorio di capitolare
entro 20 minuti, ma non avendo ricevuto risposta, si preparò all’assalto. Alle
21 e 40 una salva dall’incrociatore “Aurora” diede il segnale dell’attacco. Gli
junkers che difendevano il palazzo avevano eretto barricate, dalle quali
sparavano, ma la loro resistenza fu presto infranta. Nella notte la
demoralizzazione già serpeggiava fra i difensori. Per primo si arrese un
plotone
del
battaglione femminile, seguito subito dopo da una parte degli junkers della
Scuola 'a1lievi ufficiali del fronte settentrionale. I reparti rivoluzionari
portarono allora la battaglia all’interno del1’edificio. “ Fu questo un momento
eroico della rivoluzione, meraviglioso e indimenticabile — racconta Podvojskij
—. Nel buio della notte, rischiarati da una tenue luce e avvolti nel fumo greve
degli spari, da tutte le vie adiacenti, dagli angoli più vicini, come
terribili, fuggenti ombre, correvano frotte di Guardie Rosse, di marinai, di
soldati, inciampando, cadendo e subito rialzandosi, ma mai interrompendo,
neanche per un secondo, la loro impetuosa, travolgente fiumana... Un attimo e 1e
barricate, i loro difensori e coloro che le prendevano d’assalto si fondevano
in una unica massa, scura, ribollente come un vulcano; ne1l’attimo susseguente
il grido vittorioso echeggiava già dall’altra parte della barricata.
La fiumana
umana sommerge il cancello, 1e entrate, le scalinate del palazzo”.
A
notte inoltrata i reparti rivoluzionari occuparono il palazzo d’Inverno. Alle
2.10 del 26 ottobre ('8 novembre) i membri del governo provvisorio che si
trovavano nel palazzo furono arrestati. Con la conquista del palazzo d’Inverno
e l’arresto dei membri del governo provvisorio si concludeva vittoriosamente
1’insurrezione armata a Pietrogrado. Essa rappresentò un significativo esempio
di vittoria del popolo sulla borghesia senza spargimento di sangue; e il fatto
fu rilevato da tutti i testimoni obiettivi di quegli avvenimenti.
I1
25 ottobre (7 novembre) passo alla storia dell’umanità come il giorno della
vittoria della grande Rivoluzione socialista d’Ottobre, che segnava l’inizio di
una nuova era, l’era del comunismo.
L’APERTURA
DEL II CONGRESSO PANRUSSO DEI SOVIET.
LA
PROCLAMAZIONE DEL POTERE SOVIETICO
II
II congresso panrusso dei soviet, che esprimeva gli interessi del popolo
lavoratore, rafforzò, con le sue decisioni, la vittoria de1l’insurrezione
armata. Il congresso iniziò i suoi lavori allo Smolnyj alle 22.45 del 25
ottobre (7 novembre). Erano rappresentati 402 soviet, più che nel I congresso
del giugno 1917. La composizione del congresso rifletteva il rapporto delle
forze di classe che si era creato nel1’ottobre 1917. Su 673 delegati, 390 erano
bolscevichi, 160 socialrivoluzionari (per la maggior parte socialrivoluzionari
di sinistra), 72 menscevichi. I rimanenti rappresentavano piccole frazioni o
erano delegati senza partito. 505 delegati avevano ricevuto dai loro elettori
il mandato che esigeva il passaggio del potere ai soviet. Nel mandato del
soviet di Minsk, per esempio, si diceva
“Tutto
il potere del paese deve appartenere soltanto ai soviet dei deputati operai,
soldati e contadini. Nessun accordo con la grossa borghesia, nessuna
partecipazione a un governo dei capita1isti”.

lo
scioglimento del pre-Parlarnento, l’introduzione del controllo operaio sulla
produzione. I contadini del distretto di Gdov scrissero che il governo
provvisorio si era dimostrato completamente incapace di accogliere la volontà
popolare “ Noi dichiaravano — da questo momento e mai più potremo avere fiducia
in un potere irresponsabile davanti al popolo e chiediamo che il congresso
panrusso... prenda il potere nelle sue mani, tanto nelle citta quanto nelle
campagne ”.
Le
masse popolari affidavano le loro migliori speranze a1 passaggio del potere ai
soviet e lo dichiaravano apertamente nelle deliberazioni delle riunioni degli
operai, dei soldati e dei contadini. Una risoluzione approvata nella provincia
di Tambov diceva: “Siamo convinti che attorno ai soviet si organizzerà la
demo-crazia rivoluzionaria, Che metterà fine alla guerra fratricida, scatenata
dalla borghesia mondiale. La terra sarà assegnata al popolo 1avoratore, ai
contadini-agricoltori senza riscatto”.
I1
menscevico F. I. Dan, a nome del Comitato Esecutivo Centrale uscente, apri i
lavori del II congresso panrusso dei soviet, ma subito la direzione del
congresso passo ai bolscevichi, perché erano il gruppo più numeroso. Nel nuovo
presidium, formato sulla base della rappresentanza proporzionale, entrarono:
Lenin, Antonov-Ovseenko, Kollontaj, Krylenko, Lunaéarskij, Noghin e altri per i
bolscevichi; Kamkov, Karelin, Spiridonova per i socialrivoluzionari di
sinistra. I rappresentanti dei socialrivoluzionari di destra, dei menscevichi e
del Bund rifiutarono la loro partecipazione, anzi ruppero subito con i
bolscevichi, passando a difendere apertamente il governo provvisorio
controrivoluzionario e definendo calunniosamente la Rivoluzione d’Ottobre un
“putsch rnilitare”. Abbandonarono il congresso e, unendosi ai cadetti,
parteciparono alla creazione di un centro controrivoluzionario, i1 cosiddetto
“Comitato per la salvezza della patria e della rivoluzione ”. I delegati del
congresso accompagnarono l’uscita dei leaders opportunisti col grido di “
Disertori! ”, “ Traditori! ”.
La
frazione bolscevica diede lettura di una risoluzione, nella quale si affermava
che “ la diserzione degli opportunisti non indebolisce i soviet ma li rafforza,
in quanto ripulisce dalle scorie controrivoluzionarie la rivoluzione operaia e
contadina ”.
A
notte inoltrata giunsero alla seduta del congresso i partecipanti all’assalto
del palazzo d’Inverno, portando la notizia della sua caduta e del1’arresto dei
membri del governo provvisorio. Subito dopo i1 congresso adottò il proclama di
Lenin “Agli operai, ai soldati, ai contadini! ”, in cui si diceva: “ Forte
della volontà de11’immensa maggioranza degli operai, dei soldati e dei
contadini, forte della vittoriosa insurrezione compiuta a Pietrogrado dagli
operai e dalla guarnigione i1 congresso prende il potere nelle sue mani”. I1
documento proclamava inoltre i1 passaggio del potere locale ai soviet dei
deputati operai, soldati e contadini, ai quali spettava garantire un ordine
veramente rivoluzionario. II congresso proclamò poi la Russia repubblica dei
soviet e il potere sovietico unico potere legale nel paese. I1 proclama conteneva
il programma d’azione del potere sovietico: la proposta di una pace democratica
a tutti i popoli e un armistizio immediato su tutti i fronti; il passaggio
gratuito delle grandi proprietà fondiarie, delle terre demaniali e dei
monasteri ai comitati contadini; l’instaurazione del controllo operaio sulla
produzione; la garanzia a tutte le nazioni che popolavano la Russia del diritto
effettivo a11’autodeterminazione; una completa democratizzazione dell’esercito.

I
DECRETI SULLA PACE E SULLA TERRA.
LA FORMAZIONE DEL GOVERNO SOVIETICO
La
sera del 26 ottobre (8 novembre) si tenne la seconda e ultima seduta del II
congresso dei soviet. Fu decisa l’abolizione della pena di morte al fronte e la
liberazione immediata dalle prigioni di tutti i soldati e ufficiali arrestati
per attività rivoluzionarie. Neg1i appelli a tutti i soviet provinciali e
distrettuali dei deputati operai, soldati e contadini e nel proclama ai
cosacchi, il congresso chiamò le masse lavoratrici delle retrovie e del fronte
a lottare attivamente per il potere sovietico, a formare il nuovo stato e il
nuovo regime sociale.
I
rapporti di Lenin sulla pace e sulla guerra furono al centro del1’attenzione
del congresso: “La questione della pace -disse Lenin nella sua relazione al
congresso- è la questione urgente, la questione nevralgica dei nostri giorni.
Se ne è molto parlato, scritto, e voi tutti, certamente, l’avete non poco
discussa. Permettetemi perciò di passare alla lettura della dichiarazione, che
dovrà pubblicare il governo da voi eletto” ‘. Lenin diede lettura del progetto
di decreto sulla pace che lui stesso aveva redatto. Uno dei partecipanti al
congresso racconta: “c’era un silenzio tale che sembrava nessuno respirasse. E
poi, come se tutta la sala mandasse un sospiro di liberazione, proruppe un
uragano di applausi, di grida di entusiasmo... Cosi il nostro congresso teneva
fede,
adottando questa storica decisione, alla volontà popolare. La Russia
rivoluzionaria diventava l’alfiere della pace in tutto ii mondo e chiamava i
popoli a porre fine a1 sanguinoso orrore della guerra”.
Nel
decreto sulla pace il governo sovietico proponeva a tutti i paesi belligeranti
e ai loro governi d’iniziare immediatamente trattative per una pace giusta e
democratica senza annessioni né indennità. Si chiariva che per annessioni il
governo sovietico “ intende, conformemente alla concezione giuridica della
democrazia in generale e delle classi lavoratrici in particolare, qualsiasi
annessione di un popolo piccolo o debole a uno stato grande e potente, senza
che quel popolo ne abbia espresso chiaramente, nettamente e volontariamente il
consenso e il desiderio, indipendentemente dal momento in cui quest’annessione
forzata é stata compiuta, indipendentemente anche dal grado di progresso o di
arretratezza della nazione annessa forzatamente o forzatamente tenuta entro i
confini di quello stato, e infine indipendentemente dal fatto che questa nazione
risieda in Europa o nei lontani paesi transoceanici ".
Questa
definizione dell’annessione ebbe un enorme significato internazionale, in
particolare per i paesi coloniali e semicoloniali.
I1
decreto sulla pace denunciava il carattere imperialistico della guerra, ne
bollava i colpevoli e indicava le vie di uscita: “ Continuare questa guerra per
decidere come le nazioni potenti e ricche devono spartirsi le nazioni deboli da
esse conquistate [il governo sovietico ritiene] sia il più grande delitto
contro l’umanità e proclama solennemente la sua decisione di firmare subito le
condizioni di una pace che metta fine a questa guerra in conformità delle
condizioni sopraindicate, parimenti giuste per tutti i popoli senza eccezione ”
Si proponeva ai governi di tutti i paesi belligeranti di concludere
immediatamente un armistizio per non meno di tre mesi, per un periodo di tempo
cioè largamente sufficiente a condurre a termine le trattative di pace con la
partecipazione dei rappresentanti di tutti i popoli e nazioni trascinati nella
guerra o costretti a parteciparvi, e di convocare le assemblee dei
rappresentanti popolari di tutti i paesi, investite di pieni poteri, per
ratificare definitivamente le condizioni di pace.

Anche
il decreto sulla terra fu approvato all’unanimità dal congresso e divenne il
punto di avvio della politica agraria del potere sovietico. I contadini, come
risultato della riforma agraria, ricevettero gratuitamente più di 150 milioni
di ettari di terra delle proprietà fondiarie, demaniali, dei monasteri
eccetera. Il valore di tutto il fondo agrario concesso dal potere sovietico ai
contadini era pari ad alcuni miliardi di rubli-oro. I contadini furono liberati
dal pagamento annuo di enormi canoni d’affitto, dal debito con la Banca del
fondo agrario contadino per la somma di circa 3 miliardi di rubli e da vari
altri indebitamenti e ricevettero le scorte delle proprietà fondiarie per un
valore di circa 300 milioni di rubli. Il II congresso dei soviet nominò il governo
operaio-contadino della repubblica russa: il Consiglio dei Commissari del
Popolo. Lenin fu nominato capo del governo.
Nel
Consiglio dei Commissari del Popolo entrarono solo i rappresentanti del partito
bolscevico. I socialrivoluzionari di sinistra, non volendo rompere
completamente con i loro compagni di destra, respinsero la proposta dei
bolscevichi dj entrare a far parte del governo. Nel decreto sulla formazione
del governo sovietico era precisato che il congresso panrusso dei soviet dei
deputati operai, contadini e soldati e il Comitato Esecutivo Centrale di tutta
la Russia,da questi eletto,avevano il diritto di controllare l’attività dei
Commissari del Popolo e se necessario, di sostituirli. Entrarono a far parte
del Comitato Esecutivo Centrale di tutta la Russia 101 persone, di cui 62
bolscevichi, 29 socialrivoluzionari di sinistra, 6 socialdemocratici
internazionalisti e 4 rappresentanti di altri partiti. Le decisioni del II
congresso dei soviet riflettevano l’avvenimento storico-mondiale del passaggio
del potere in Russia nelle mani del popolo, vero protagonista della storia…..”
(storia universale-accademie delle scienze dell’URSS vol 8 capit. 1)