“Tanto tuonò che piovve”. Che fare dopo il temporale?
Questo è avvenuto a Gioia del Colle. Solo che non è “leggenda” e, che, al posto di Socrate, si sono bagnati i capi dell’attuale amministrazione comunale con alcuni dipendenti comunali.
Il “secchio d’acqua” è stato versato realmente dalla Procura di Bari in quanto “Nel corso delle indagini è emerso che i pubblici amministratori, a fronte della promessa di ricevere dall'imprenditore una "tangente" ammontante complessivamente a 100.000 euro, creavano le condizioni affinché il POSA, attraverso la società indicata, partecipasse e, conseguentemente, si aggiudicasse una gara pubblica avente ad oggetto la realizzazione di un elevato numero di alloggi da destinare ad edilizia popolare, nel quadro di un programma di "social housing ".
I “plateali polemisti” sono stati:
i contribuenti gioiesi che si sono mobilitati in quanto cinicamente vessati da una serie di tassazioni ingiuste e sproporzionate alle loro reali condizioni economiche;
I consiglieri Cuscito-Lucilla-Vasco, che più volte e su varie questioni, hanno denunciato alla procura e al prefetto una pratica amministrativo non consona ai criteri della legalità e della trasparenza;
Forze politiche, associazioni, professionisti che hanno denunciato e opposto resistenza ad uno stile amministrativo personalistico.
Socrate, 2500 anni fa “avrebbe” esclamato la famosa frase, oggi, centinaia di cittadini gioiesi, la maggior parte giovani, hanno gridato “VERGOGNA” ai consiglieri di maggioranza durante un incontro dei capi gruppo al comune, invitandoli con convinzione e determinazione a dimettersi, prendere le distanze da chi è stato accusato di corruzione, favorendo così, subito, l’elezione di un’altra amministrazione comunale.
Grida incomprese per sordità “misteriosa”.
Socrate fù condannato a morte, ingiustamente accusato da un governo dispotico e corrotto; chi a Gioia, vuole evitare la stessa sorte di Socrate, vuole evitare la capitolazione civile, economica e morale, individuale e collettiva, come conseguenza dell’arbitrio del potere locale, deve usare la “saggezza” e costruire quello cha al grande filosofo greco non fù possibile attuare: creare una organizzazione politica capace di sconfiggere il potere economico e politico corrotto.
Chi sono le forze sociali potenzialmente protagoniste di questo gravoso ma imprescindibile impegno?
Non tutti i cittadini sono oggettivamente interessati alla lotta contro la corruzione, ci sono persone e organizzazioni che vivono e guadagnano dalla corruzione. Per esempio, senza clientelismo molte forze politiche ed economiche non esisterebbero. Sono interessati chi è danneggiato dal potere basato sullo sfruttamento e sulla corruzione.
In primo luogo le masse lavoratrici, non come singoli individui, ma come forza sociale di per se; i lavoratori in generale e la classe operaia in particolare (che esiste e che è scomparsa solo per i sociologi disattenti, vedere le lotte degli operai dell’Ansaldo) sono, oggettivamente, le più organizzate, nonostante tutto, più incline e incisive in azioni di mobilitazioni per il riscatto sociale;
i giovani che cercano lavoro, quelli che credono nel diritto allo studio; sono i più pronti, anche se i più oscillanti;
le donne che rifiutano di inserirsi nel crogiolo della cultura casalinga fondata sul deprimente particolarismo familiare e i modelli culturali e consumistici profusi dalle tv;
i professionisti dignitosi che non portano all’ammasso la loro conoscenza ma la investono per il benessere sociale.
Le forze politiche capaci di guidare le iniziative e le lotte per sconfiggere l’immenso potere corruttivo che permea l’apparato di governo, ai vari livelli decisionali, non possono essere che anti-sistema in quanto il potere economico e politico si rigenera continuamente nell’ingiustizia e nella corruzione. Per sembrare innovatore il potere ha bisogno di riciclarsi (con sigle e/o regole). L’amministrazione colpita dalle decisioni della procura è l’esempio di spudorato riciclo. Un’aggregazione politica che sia efficace contro l’ingiustizia, la corruzione, deve avere una visione nazionale (nella costituzione la bussola antifascista), mondiale (nel proprio DNA la fratellanza fra i popoli contro l’imperialismo, il militarismo), nella selezione valoriale del gruppo dirigente la credibilità dell’azione politica. Un’esigenza da codice rosso.
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