Nessun mondo multipolare se i
media sono unipolari
Una
narrazione non allineata. Alla ricerca di un mondo unipolare dentro un sistema
mediatico tutto unipolare. L'egemonia USA sui media vera super-arma. [R.
Quaglia]
Redazione
venerdì 13
febbraio 2015 23:45

di Roberto
Quaglia.
TEHERAN - Il
grande interrogativo della geopolitica globale di oggi è se il mondo andrà
verso un mondo unipolare a tempo indeterminato dominato dagli Stati
Uniti (ciò che con orgoglio - o con arroganza − gli americani chiamano Full
Spectrum Dominance, "dominio sull'intero spettro") o se invece si
muoverà verso un mondo multipolare in cui coesistono diversi centri di
potere.
Dal punto di
vista economico il mondo è già multipolare, essendo la quota statunitense del
prodotto mondiale lordo di appena circa il 18 per cento (dati 2013) e in
costante diminuzione. Allora come mai gli USA sono ancora così dominanti a
livello globale? La ragione non è il suo gigantesco budget militare, dal
momento che non si può realisticamente bombardare tutto il mondo.
Il primo strumento magico che gli Stati Uniti usano per dominare il mondo è il loro dollaro. La parola "magico" è qui licenza non poetica: il dollaro è effettivamente una creatura magica, in quanto la Federal Reserve può crearlo in quantità illimitate dentro i computer, e tuttavia il mondo lo considera come qualcosa di prezioso, pensando comunque ai petrodollari. Il che rende un compito facile per gli Stati Uniti finanziare con miliardi di dollari le "rivoluzioni colorate" e altre sovversioni in tutto il globo, praticamente a costo zero. Questo è un problema grave che ogni mondo che cerca la multipolarità dovrebbe affrontare.
L'altra
super-arma degli Stati Uniti è il loro dominio folle dei mezzi d'informazione,
qualcosa di molto vicino all'egemonia assoluta, la cui dimensione è
fuori dall'immaginazione della maggior parte degli analisti.
Hollywood è la più
straordinaria macchina della propaganda mai vista in questo mondo. Hollywood
trasmette in miliardi di cervelli di tutto il mondo i canoni hollywoodiani
per la comprensione della realtà, che includono − ma non solo − il modo
di pensare, di comportarsi, di vestirsi, cosa mangiare e bere, fino a come
esprimere il dissenso. Sì, Hollywood è perfino in grado di istruirci su come
esattamente esprimere il nostro dissenso verso lo stile di vita americano.
Solo per citare un esempio (ma ce ne sono molti), i dissidenti occidentali
spesso citano il film "Matrix" [1999] per riferirsi a un'invisibile
rete di controllo sulle nostre vite, ma anche Matrix fa parte della stessa
matrice, se posso metterla in chiave umoristica. Ecco la confezione
hollywoodiana del processo di comprensione che viviamo in un mondo ingannevole:
utilizzando allegorie, simboli e metafore prodotti negli Stati Uniti, facciamo
comunque pienamente parte del loro sistema e quindi contribuiamo a rendere
questo reale.
Gli Stati
Uniti hanno anche il controllo dell'informazione mainstream a livello
mondiale, essendo la CIA infiltrata nella maggior parte dei più
importanti network. Il giornalista tedesco Udo Ulfkotte, che ha lavorato
per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, uno dei principali quotidiani
tedeschi, nel suo libro bestseller Gekaufte Journalisten
["Giornalisti venduti"] ha recentemente confessato di essere stato pagato per
anni dalla CIA per manipolare le notizie, e che questo è del tutto
normale nei media tedeschi. Possiamo tranquillamente ritenere che ciò sia molto
comune anche in altri paesi. Questo controllo globale sui mezzi d'informazione
permette agli Stati Uniti di dominare la guerra della percezione in tale
misura da rendergli possibile trasformare facilmente il bianco in nero agli
occhi del pubblico. È incredibile come i media europei sotto il controllo
americano abbiano potuto distorcere i fatti durante le recenti crisi in Ucraina:
la giunta filonazista di Kiev, salita al potere con un colpo di Stato, è stata
capace di bombardare e uccidere i propri cittadini per mesi, mentre i media occidentali
la raffigurano sempre come la parte buona e Putin è descritto come il nuovo
Hitler senza nessun motivo realmente fondato.
Per capire
fino a che punto il dominio delle informazioni è di per sé sufficiente a
plasmare una realtà effettiva, ricordiamo questa citazione del 2004 attribuita a
Karl Rove, all'epoca consulente senior di George W.
Bush:
«Noi siamo
un impero e quando agiamo creiamo la nostra realtà; così, mentre voi studiate
quella realtà - con tutto l'equilibrio di cui siete capaci - noi agiamo di
nuovo, creando altre nuove realtà che voi potete anche studiare, ed è così che
le cose si gestiscono: noi siamo i protagonisti della storia... e a voi, a
tutti voi, sarà solamente consentito di studiare ciò che noi facciamo.»
E se tutto
questo non bastasse, la maggior parte delle informazioni che circolano oggi nel
mondo è elaborata da computer con sistemi operativi americani (Microsoft
e Apple), mentre le persone − compresi coloro che si oppongono agli Stati Uniti
− comunicano fra loro attraverso Facebook, Gmail e altri canali controllati
dalla CIA.
È proprio
questo pressoché totale monopolio dell'informazione che fa la vera
differenza. Così, anche se l'importanza economica americana ha subìto un netto
declino negli ultimi decenni, la sua influenza sul piano dell'informazione è
paradossalmente cresciuta.
Perciò i paesi che oggi guardano a un vero e proprio mondo multipolare dovrebbero rivedere le loro priorità e iniziare a competere seriamente sul campo dell'informazione, piuttosto che concentrarsi solo su questioni economiche.
Perciò i paesi che oggi guardano a un vero e proprio mondo multipolare dovrebbero rivedere le loro priorità e iniziare a competere seriamente sul campo dell'informazione, piuttosto che concentrarsi solo su questioni economiche.
Oggi il potere è solo una questione di percezione, e gli Stati Uniti sono ancora gli impareggiabili maestri di questo gioco. Non avremo nessun mondo veramente multipolare fino a quando altri giocatori con competenze analoghe non entreranno in gioco.
Ci sono già alcuni casi di servizi di news non allineati con gli Stati Uniti di qualità eccellente e con l'ambizione di un'audience globale, fra i quali i più notevoli sono Russia Today e l'iraniana Press TV, ma questo è ancora poco o niente in confronto al costante tsunami di informazioni audiovisive filoamericane che dilaga in tutto il mondo 24 ore su 24. Russia Today sta progettando di allestire anche canali in francese e tedesco: questo è un passo in avanti, ma ancora lontano dall'essere sufficiente.
Gli USA non
sono davvero preoccupati dai paesi che li sorpassano nei propri interessi, però
cominciano a innervosirsi se questi paesi utilizzano valute diverse dal dollaro
per i loro commerci e letteralmente impazziscono quando sullo scacchiere
dell'informazione appaiono importanti network non allineati.
Il che suona abbastanza strano, dato che la libertà di stampa è un punto centrale della moderna mitologia americana, ma ogni fonte di informazione non allineata con gli Stati Uniti mette appunto in pericolo il loro monopolio della realtà. Questo è il motivo per cui hanno bisogno di demonizzare i concorrenti e di etichettarli come antiamericani o peggio.
Tuttavia, spesso i giornalisti o gli editori non allineati sono semplicemente una realtà non americana, non necessariamente antiamericana; ma agli occhi degli egemonisti americani tutte le informazioni non-americane sono per definizione antiamericane, dal momento che la compattezza del loro impero si fonda soprattutto sul loro monopolio della realtà percepita. Ricordate la citazione di Karl Rove.
Il che suona abbastanza strano, dato che la libertà di stampa è un punto centrale della moderna mitologia americana, ma ogni fonte di informazione non allineata con gli Stati Uniti mette appunto in pericolo il loro monopolio della realtà. Questo è il motivo per cui hanno bisogno di demonizzare i concorrenti e di etichettarli come antiamericani o peggio.
Tuttavia, spesso i giornalisti o gli editori non allineati sono semplicemente una realtà non americana, non necessariamente antiamericana; ma agli occhi degli egemonisti americani tutte le informazioni non-americane sono per definizione antiamericane, dal momento che la compattezza del loro impero si fonda soprattutto sul loro monopolio della realtà percepita. Ricordate la citazione di Karl Rove.
Così, i paesi non allineati con gli USA che veramente aspirano a un mondo multipolare non hanno altra scelta se non quella di imparare dal loro avversario e agire di conseguenza. Al di là della creazione di un proprio news network all'avanguardia, essi dovrebbero anche cominciare a fornire un sostegno concreto all'informazione indipendente nei paesi in cui le notizie sono attualmente controllate dagli Stati Uniti. Giornalisti indipendenti, scrittori e ricercatori dei paesi occidentali oggi stanno facendo il loro lavoro solo per passione civile, spesso non pagati e al costo di pubbliche derisioni, emarginazione sociale e sacrifici economici. Diffamati nelle loro patrie e senza nessun aiuto da parte dei paesi che presumibilmente mirano a sottrarsi al giogo statunitense: questo non è un buon inizio per la fine della Full Spectrum Dominance degli Stati Uniti.
Non c'è e
non ci sarà mai un mondo realmente multipolare senza una gamma veramente
multipolare di punti di vista sulla scena. Un impero postmoderno è più che
altro una condizione mentale: se questa condizione rimarrà unipolare, il mondo
resterà tale.
Traduzione
per Megachip a cura di Emilio Marco Piano.
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