Traduzione di Alessandro Lattanzio, 15/2/2015
Il 1 febbraio, un attacco di blindati
ucraini su Jasinovataja veniva respinto. I majdanisti bombardavano Donetsk,
Novolaspa, Elenovka, Prishib, Pervomajsk, Shishkovo, Sentjanovka, Stanitsa
Luganskaja, Raevka, Uglegorsk, Gorlovka, Brjanka, Makeevka, uccidendo due
civili, Shastie, Dokuchaevsk e Telmanovo, uccidendo 11 civili. Pesanti
combattimenti si svolgevano a Marjupol, Debaltsevo, Svetlodarsk, Vodjanoe,
Opitnoe, Avdeevka, Chernukhino, Krasnij Pakhar, Kalinovka, Novogrigorievka,
Fashevka, Verkhnetoretskoe, Dzerzhinsk, Peski e Nikishino. Presso Debaltsevo la
milizia liberava 13 comuni, respingeva un pesante assalto dell’esercito
ucraino, distruggendo almeno 4 carri armati, ed eliminava 3 convogli di
munizioni per le truppe ucraine accerchiate. Chernukhino, Nikishino e
Shevchenko venivano liberate dalle FAN. Gli ucraini in 24 ore avevano perso 5
carri armati, 7 BMP e BTR, 12 pezzi di artiglieria e 116 soldati uccisi, feriti
o prigionieri. Secondo Edvard Basurin, portavoce delle FAN della RPD,
l’esercito ucraino aveva perso dal 16 al 31 gennaio 136 carri armati, 110
veicoli da combattimento per la fanteria e veicoli blindati, 80 unità di
artiglieria e mortai e 58 autoveicoli, oltre a 1569 effettivi. Il 2 febbraio,
la milizia respingeva un attacco ucraino su Chernukhino. Combattimenti si
svolgevano a Stanitsa Luganskaja, Dzerzhinsk, Artjomovsk, Uglegorsk, Kalinovka,
Chernukhino, Kamenka, Toshkovka, Krjakovka, Stanitsa Luganskaja,
Novotoshkovska, Popasnaja, Severnoe, Peski, Avdeevka, Tonenkoe, Opitnoe,
Vodjanoe, Granitnoe, Bogdanovka, Olginka, Kurakhovo e Novolaspa. I majdanisti
bombardavano Donetsk, uccidendo due civili, Jasinovataja, Makeevka, Gorlovka,
Vesjoloe, Vesjolaja Gora, Spartak, Telmanovo, Jasnoe, Elenovka, Stila, Nizhnaja
Krinka, Ozerjanovka, Komsomolsk, uccidendo una civile. A nord di Lugansk, i
lanciarazzi Grad delle FAN
distruggevano una batteria di semoventi 2S1 Gvozdika dell’80.ma Brigata
ucraina. Presso Debaltsevo, 1 aereo d’attacco dell’aeronautica della Novorossija
bombardava un convoglio ucraino sulla strada Artjomovsk-Debaltsevo,
distruggendo 4 BTR, 1 BMP e 2 autocarri ucraini. Ad Alchevsk, i sistemi di
difesa aerea delle FAN di Gorlovka abbattevano un missile ucraino Tochka-U. La
milizia della Repubblica Popolare di Lugansk abbatteva un aereo d’attacco Su-25
ucraino presso Irmino, a 55 chilometri da Lugansk. Altri 2 Su-25 ucraini furono
abbattuti presso Debaltsevo, su Komissarovka e Chernukhino. Alcuni giorni prima
la milizia aveva abbattuto un elicottero militare ucraino. Il 3 febbraio,
mentre un convoglio di otto auto e due furgoni cercava di lasciare Chernukhino,
seguendo il corridoio stabilito dalle milizie della RPD, il naziattaglione
Kulchitskij sparava sul convoglio, uccidendo cinque persone e costringendo gli
altri veicoli a rientrare a Chernukhino. A nord di Chernukhino la milizia
distruggeva 2 BMP e 2 BTR ucraini, spazzando via un posto di blocco majdanista.
E i majdanisti bombardavano Gorlovka, Donetsk, Makeevka, Vesjolaja Gora,
Bezimjannoe, Marjupol, Krimskoe, Sokolniki e Trjokhizbjonka, uccidendo quattro
civili. Una batteria di artiglieria delle FAN distruggeva 2 postazioni
dell’artiglieria majdanista, che bombardavano Donetsk, Kurakhovka e
Krasnogorovka. Intensi combattimenti si avevano a Debaltsevo e Popasnaja. La
milizia federalista entrava a Kamenka. Il 4 febbraio i majdanisti bombardavano
Donetsk, dove uccidevano 15 civili, Gorlovka, dove uccidevano altri 20 civili,
Chernukhino, Trojtskoe, Zolotoe, Stanitsa Luganskaja, Novotoshkovskoe,
Slavjanoserbsk, Smoljanka, Krasnij Pakhar, Granitnoe, Avdeevka. Si avevano
combattimenti a Shirokino, Stanitsa Luganskaja, Shastie, Chernukhino,
Sanzharovka.
Il 5 febbraio, i majdanisti bombardavano Donestk, dove uccidevano 29 civili impiegando fosforo bianco e bombe a grappolo, Marinka, Avdeevka, Peski, Tonenkoe, Makeevka, Krasnogvardejka, Nizhnjaja Krinka, Petrovka, Gorlovka, Dokuchaevsk, Brjanka, Stakhanov, Almaznaja, Chernukhino, Trojtskoe, Zolotoe, Stanitsa Luganskaja, Novotoshkovskoe, Slavjanoserbsk, Sokolniki, Novotoshkovka, Vesjoloe, Starognatovka, Nikishino e Sartana. Combattimenti a Kamenka, Debaltsevo, Popasnaja, Gorlovka e Bakhmutka. I majdanisti e Pravij Sektor abbandonavano Krasnij Liman. Il comandante del 25.mo battaglione motorizzato ucraino, Evgenij Tkatchuk, veniva arrestato per tradimento per aver dato l’ordine di abbandonare una posizione a Debaltsevo. Il 6 febbraio i majdanisti bombardavano Donetsk, uccidendo due donne, Stakhanov, Makeevka, Pervomajsk, Dokuchaevsk e Starobeshevo. Si svolgevano combattimenti a Krasnij Pakhar, Mironovskij, Debaltsevo, Chernukhino, Lastochkino, Redkodub, Kamenka, Maloorlovka e Uglegorsk, mentre le FAN liberavano Novogrigorovka e Kalinovka. Il 7 febbraio, i majdanisti bombardavano Donestk, Makeeveka, Dokuchaevsk, Starobeshevo, Pervomajsk, Spartak, Nikitovka, Granitnoe, Vesjolaja Gora, Khoroshee, Smeloe, Georgievka e Gorlovka, dove uccidevano una donna. Intanto 100 mercenari statunitensi arrivavano a Marjupol. Le FAN combattevano a Svetlodarsk contro le truppe ucraine. Combattimenti anche a Peski, Chernukhino, Fashevka e Debaltsevo. L’8 febbraio a Nizhnaja Lozovaja la milizia distruggeva 3 batterie di artiglieria majdaniste assieme e 4 gruppi terroristici ucraini, e liberava la cittadina assieme a Redkodub. I majdanisti bombardavano Petrovskij (Donetsk), Makeevka, Jasinovataja, Pervomajsk, Frunze, Dokuchaevsk, Gorlovka e Komsomolsk, dove uccidevano tre civili, mentre un razzo tattico campale ucraino 9K52 Luna-M colpiva l’impianto chimico DSFCP di Donetsk. A Gnutovo, gli ucrofascisti sterminavano un’intera famiglia. In totale furono uccisi otto civili e quattordici furono feriti. Combattimenti si svolgevano presso l’aeroporto di Donetsk. Le FAN della RPD conducevano operazioni speciali a Karlovka e Marinka, eliminando diverse naziguardie ucraine. Nel quartiere Kalininskij di Donetsk, due uomini lasciavano un pacchetto vicino l’ospedale regionale pediatrico. Grazie alla vigilanza di un residente costoro furono catturati; stavano piazzando dispositivi per regolare il fuoco dell’artiglieria majdanista. Il 9 febbraio si svolgevano combattimenti a Krimskoe, Novotoshkovskoe, Logvinovo, Debaltsevo, Novogrigorovka, Jasinovataja, Gorlovka, Poltavskoe, Kurgan, Mogila Ostraja, Polevoe, Chernukhino e Marjupol. I majdanisti bombardavano Donetsk (Petrovskij) uccidendo cinque civili e tre operai, e Stila. A Krasnogorovka le FAN distruggevano una batteria di artiglieria ucraina e a Dzerzhinsk un’altra batteria di mortai ucraina. La sacca di Debaltsevo veniva definitivamente chiusa, intrappolando così 8/10000 militari e naziguardie ucraini, entrando a Logvinovo, dove la 128.ma Brigata di fanteria e il 15.mo Battaglione territoriale ucraini venivano distrutti, subendo centinaia di perdite. Tra i 10000 majdanisti intrappolati circa 2000 sarebbero mercenari polacchi, olandesi e anglosassoni, secondo vari testimoni. Inoltre, le FAN liberavano Groznoe, Aleksandrovskoe e Krasnij Pakhar. L’artiglieria delle FAN della RP di Lugansk martellava le posizioni ucraine di Stanitsa Luganskaja e Olkhovaja. Nella prima fase delle operazioni per liquidare le posizioni majdaniste a Debaltsevo, entro il 7 febbraio le FAN distruggevano l’artiglieria ucraina e occupavano le alture circostanti l’area. Tali operazioni bloccavano i rifornimenti ucraini tra Artjomovsk e Debaltsevo, e infliggevano pesanti perdite alle forze corazzate ucraine. La seconda fase iniziava il 9 febbraio, con la saldatura della sacca di Debaltsevo a Logvinovo, dove le FAN respingevano diversi assalti delle riserve ucraine, infliggendo pesanti perdite, dato che Logvinovo era coperta da 2-3 raggruppamenti d’artiglieria delle FAN.
Il 10 febbraio, si svolgevano aspri combattimenti a Trojtskoe, Svetlodarsk, Mironovskoe, Chernukhino, Avdeevka, Slavjanoserbsk, Bakhmutka, Krimskoe, Logvinovo, Novogrigorovka, Nizhnaja Lozovaja, Debaltsevo, Shirokino e Sakhanka, dove le FAN eliminavano 11 blindati ed oltre 50 naziguardie ucraini. I majdanisti bombardavano Gorlovka, Nikishino, Vesjoloe, Razdolnoe, Telmanovo, Michurino, Oktjabrskij, Spartak e Donetsk. L’aeroporto di Kramatorsk, utilizzato dagli ucrofascisti per lanciare i missili Tochka-U, veniva bombardato, distruggendo numerosi autoveicoli militari e 1 elicottero d’attacco ucraini. L’11 febbraio, i majdanisti bombardavano Donestk, uccidendo sei civili, Stanitsa Luganskaja, Dolgoe, Vesjolaja Gora, Spartak, Zaporozhets, Gorlovka, Oktjabrskij, Makeevka, Dokuchaevsk e Stakhanov. Combattimenti si svolgevano a Debaltsevo, dove la milizia eliminava 82 naziguardie ucraine, Novogrigorovka, Chernukhino, Kamenka, Enakievo, Popasnaja, Maloorlovka, Krasnij Pakhar e Trojtskoe. Il Viceministro della Difesa della RPD Edvard Basurin dichiarava che “Negli ultimi 25 giorni, dalla ripresa delle ostilità, le forze armate ucraine hanno perso 1 elicottero, 179 carri armati, 149 BTR/BMP, 135 pezzi di artiglieria e più di 2300 militari caduti“. A cui andavano ad aggiungersi altri 82 soldati morti, 5 carri armati, 2 BTR/BMP, 7 pezzi d’artiglieria e altri 2 autoveicoli. Basurin proseguiva, “Nel complesso, i bombardamenti (degli ucraini) avevano ferito circa 172 persone negli ultimi sette giorni, di cui 114 ricoverate in ospedale“, tutte le vittime erano civili. Il 12 febbraio, i majdanisti bombardavano Donetsk, uccidendo nove civili, Gorlovka, uccidendo tre bambini, Lugansk, Makeevka, Lidievka, Avdeevka, Peski e Tonenkoe. Combattimenti si svolgevano a Dzerzhinsk, Chernukhino, Poltavskoe, Kamenka, Redkodub, Debaltsevo, Svetlodarsk, Logvinovo, dove gli attacchi ucraini furono respinti subendo pesanti perdite, Pavlopol, Kominternovo, Primorskoe, Sakhanka e Shirokino. Le FAN distruggevano una colonna majdanista che cercava di sfondare la sacca di Debaltsevo. Sanzharovka veniva assaltata sei volte dai majdanisti, venendo sempre respinti dai cosacchi e dalla milizia popolare. Nelle retrovie ucraine si diffondeva il panico, i majdanisti abbattevano almeno 2 loro droni su Artjomovsk. Il 13 febbraio, i majdanisti bombardavano Vesjoloe, Krasnij Liman, Spartak, Novolaspa, Kalinovka, Tonenkoe, Telmanovo, Komsomolets, Gorlovka, Dzerzhinsk, Lugansk e Donetsk, uccidendo due civili. Combattimenti si svolgevano a Logvinovo, dove i majdanisti perdevano 2 carri armati, 9 BMP e 40 soldati, Debaltsevo, Stanitsa Luganskaja, Shirokino, Volnovakha, Sakhanka e Chernukhino, dove i majdanisti perdevano 74 soldati e almeno 1 BTR. Le FAN distruggevano una colonna ucraina a Rasadki. Gli ucraini conducevano otto assalti contro Donetsk, e 15 nella zona dell’aeroporto di Donetsk. Presso Artjomovsk, l’artiglieria delle FAN distruggeva una batteria ucraina. Il 14 febbraio, i majdanisti bombardavano Lugansk e Gorlovka. Pesanti combattimenti si svolgevano a Marjupol e Pervomajsk. La 4.ta Brigata Meccanizzata delle FAN e la Brigata Prizrak entravano nella periferia di Debaltsevo. Alla mezzanotte del 15 febbraio, nonostante l’accordo di Minsk, i majdanisti bombardavano e attaccavano Donestk, Marinka, Marjupol, Makeevka, Gorlovka, Elenovka, Enakievo, Telmanovo, Pervomajsk, Volja, Grekovo. Intensi combattimenti, si svolgevano a Debaltsevo, Marjupol, Kominternovo, Shirokino e Pavlopol. Le FAN liberavano Shirokino dopo che il nazibattaglione Azov era fuggito abbandonando armi ed equipaggiamenti.
Il 5 febbraio, i majdanisti bombardavano Donestk, dove uccidevano 29 civili impiegando fosforo bianco e bombe a grappolo, Marinka, Avdeevka, Peski, Tonenkoe, Makeevka, Krasnogvardejka, Nizhnjaja Krinka, Petrovka, Gorlovka, Dokuchaevsk, Brjanka, Stakhanov, Almaznaja, Chernukhino, Trojtskoe, Zolotoe, Stanitsa Luganskaja, Novotoshkovskoe, Slavjanoserbsk, Sokolniki, Novotoshkovka, Vesjoloe, Starognatovka, Nikishino e Sartana. Combattimenti a Kamenka, Debaltsevo, Popasnaja, Gorlovka e Bakhmutka. I majdanisti e Pravij Sektor abbandonavano Krasnij Liman. Il comandante del 25.mo battaglione motorizzato ucraino, Evgenij Tkatchuk, veniva arrestato per tradimento per aver dato l’ordine di abbandonare una posizione a Debaltsevo. Il 6 febbraio i majdanisti bombardavano Donetsk, uccidendo due donne, Stakhanov, Makeevka, Pervomajsk, Dokuchaevsk e Starobeshevo. Si svolgevano combattimenti a Krasnij Pakhar, Mironovskij, Debaltsevo, Chernukhino, Lastochkino, Redkodub, Kamenka, Maloorlovka e Uglegorsk, mentre le FAN liberavano Novogrigorovka e Kalinovka. Il 7 febbraio, i majdanisti bombardavano Donestk, Makeeveka, Dokuchaevsk, Starobeshevo, Pervomajsk, Spartak, Nikitovka, Granitnoe, Vesjolaja Gora, Khoroshee, Smeloe, Georgievka e Gorlovka, dove uccidevano una donna. Intanto 100 mercenari statunitensi arrivavano a Marjupol. Le FAN combattevano a Svetlodarsk contro le truppe ucraine. Combattimenti anche a Peski, Chernukhino, Fashevka e Debaltsevo. L’8 febbraio a Nizhnaja Lozovaja la milizia distruggeva 3 batterie di artiglieria majdaniste assieme e 4 gruppi terroristici ucraini, e liberava la cittadina assieme a Redkodub. I majdanisti bombardavano Petrovskij (Donetsk), Makeevka, Jasinovataja, Pervomajsk, Frunze, Dokuchaevsk, Gorlovka e Komsomolsk, dove uccidevano tre civili, mentre un razzo tattico campale ucraino 9K52 Luna-M colpiva l’impianto chimico DSFCP di Donetsk. A Gnutovo, gli ucrofascisti sterminavano un’intera famiglia. In totale furono uccisi otto civili e quattordici furono feriti. Combattimenti si svolgevano presso l’aeroporto di Donetsk. Le FAN della RPD conducevano operazioni speciali a Karlovka e Marinka, eliminando diverse naziguardie ucraine. Nel quartiere Kalininskij di Donetsk, due uomini lasciavano un pacchetto vicino l’ospedale regionale pediatrico. Grazie alla vigilanza di un residente costoro furono catturati; stavano piazzando dispositivi per regolare il fuoco dell’artiglieria majdanista. Il 9 febbraio si svolgevano combattimenti a Krimskoe, Novotoshkovskoe, Logvinovo, Debaltsevo, Novogrigorovka, Jasinovataja, Gorlovka, Poltavskoe, Kurgan, Mogila Ostraja, Polevoe, Chernukhino e Marjupol. I majdanisti bombardavano Donetsk (Petrovskij) uccidendo cinque civili e tre operai, e Stila. A Krasnogorovka le FAN distruggevano una batteria di artiglieria ucraina e a Dzerzhinsk un’altra batteria di mortai ucraina. La sacca di Debaltsevo veniva definitivamente chiusa, intrappolando così 8/10000 militari e naziguardie ucraini, entrando a Logvinovo, dove la 128.ma Brigata di fanteria e il 15.mo Battaglione territoriale ucraini venivano distrutti, subendo centinaia di perdite. Tra i 10000 majdanisti intrappolati circa 2000 sarebbero mercenari polacchi, olandesi e anglosassoni, secondo vari testimoni. Inoltre, le FAN liberavano Groznoe, Aleksandrovskoe e Krasnij Pakhar. L’artiglieria delle FAN della RP di Lugansk martellava le posizioni ucraine di Stanitsa Luganskaja e Olkhovaja. Nella prima fase delle operazioni per liquidare le posizioni majdaniste a Debaltsevo, entro il 7 febbraio le FAN distruggevano l’artiglieria ucraina e occupavano le alture circostanti l’area. Tali operazioni bloccavano i rifornimenti ucraini tra Artjomovsk e Debaltsevo, e infliggevano pesanti perdite alle forze corazzate ucraine. La seconda fase iniziava il 9 febbraio, con la saldatura della sacca di Debaltsevo a Logvinovo, dove le FAN respingevano diversi assalti delle riserve ucraine, infliggendo pesanti perdite, dato che Logvinovo era coperta da 2-3 raggruppamenti d’artiglieria delle FAN.
Il 10 febbraio, si svolgevano aspri combattimenti a Trojtskoe, Svetlodarsk, Mironovskoe, Chernukhino, Avdeevka, Slavjanoserbsk, Bakhmutka, Krimskoe, Logvinovo, Novogrigorovka, Nizhnaja Lozovaja, Debaltsevo, Shirokino e Sakhanka, dove le FAN eliminavano 11 blindati ed oltre 50 naziguardie ucraini. I majdanisti bombardavano Gorlovka, Nikishino, Vesjoloe, Razdolnoe, Telmanovo, Michurino, Oktjabrskij, Spartak e Donetsk. L’aeroporto di Kramatorsk, utilizzato dagli ucrofascisti per lanciare i missili Tochka-U, veniva bombardato, distruggendo numerosi autoveicoli militari e 1 elicottero d’attacco ucraini. L’11 febbraio, i majdanisti bombardavano Donestk, uccidendo sei civili, Stanitsa Luganskaja, Dolgoe, Vesjolaja Gora, Spartak, Zaporozhets, Gorlovka, Oktjabrskij, Makeevka, Dokuchaevsk e Stakhanov. Combattimenti si svolgevano a Debaltsevo, dove la milizia eliminava 82 naziguardie ucraine, Novogrigorovka, Chernukhino, Kamenka, Enakievo, Popasnaja, Maloorlovka, Krasnij Pakhar e Trojtskoe. Il Viceministro della Difesa della RPD Edvard Basurin dichiarava che “Negli ultimi 25 giorni, dalla ripresa delle ostilità, le forze armate ucraine hanno perso 1 elicottero, 179 carri armati, 149 BTR/BMP, 135 pezzi di artiglieria e più di 2300 militari caduti“. A cui andavano ad aggiungersi altri 82 soldati morti, 5 carri armati, 2 BTR/BMP, 7 pezzi d’artiglieria e altri 2 autoveicoli. Basurin proseguiva, “Nel complesso, i bombardamenti (degli ucraini) avevano ferito circa 172 persone negli ultimi sette giorni, di cui 114 ricoverate in ospedale“, tutte le vittime erano civili. Il 12 febbraio, i majdanisti bombardavano Donetsk, uccidendo nove civili, Gorlovka, uccidendo tre bambini, Lugansk, Makeevka, Lidievka, Avdeevka, Peski e Tonenkoe. Combattimenti si svolgevano a Dzerzhinsk, Chernukhino, Poltavskoe, Kamenka, Redkodub, Debaltsevo, Svetlodarsk, Logvinovo, dove gli attacchi ucraini furono respinti subendo pesanti perdite, Pavlopol, Kominternovo, Primorskoe, Sakhanka e Shirokino. Le FAN distruggevano una colonna majdanista che cercava di sfondare la sacca di Debaltsevo. Sanzharovka veniva assaltata sei volte dai majdanisti, venendo sempre respinti dai cosacchi e dalla milizia popolare. Nelle retrovie ucraine si diffondeva il panico, i majdanisti abbattevano almeno 2 loro droni su Artjomovsk. Il 13 febbraio, i majdanisti bombardavano Vesjoloe, Krasnij Liman, Spartak, Novolaspa, Kalinovka, Tonenkoe, Telmanovo, Komsomolets, Gorlovka, Dzerzhinsk, Lugansk e Donetsk, uccidendo due civili. Combattimenti si svolgevano a Logvinovo, dove i majdanisti perdevano 2 carri armati, 9 BMP e 40 soldati, Debaltsevo, Stanitsa Luganskaja, Shirokino, Volnovakha, Sakhanka e Chernukhino, dove i majdanisti perdevano 74 soldati e almeno 1 BTR. Le FAN distruggevano una colonna ucraina a Rasadki. Gli ucraini conducevano otto assalti contro Donetsk, e 15 nella zona dell’aeroporto di Donetsk. Presso Artjomovsk, l’artiglieria delle FAN distruggeva una batteria ucraina. Il 14 febbraio, i majdanisti bombardavano Lugansk e Gorlovka. Pesanti combattimenti si svolgevano a Marjupol e Pervomajsk. La 4.ta Brigata Meccanizzata delle FAN e la Brigata Prizrak entravano nella periferia di Debaltsevo. Alla mezzanotte del 15 febbraio, nonostante l’accordo di Minsk, i majdanisti bombardavano e attaccavano Donestk, Marinka, Marjupol, Makeevka, Gorlovka, Elenovka, Enakievo, Telmanovo, Pervomajsk, Volja, Grekovo. Intensi combattimenti, si svolgevano a Debaltsevo, Marjupol, Kominternovo, Shirokino e Pavlopol. Le FAN liberavano Shirokino dopo che il nazibattaglione Azov era fuggito abbandonando armi ed equipaggiamenti.
Il 2 febbraio, il ministro della Difesa dell’Ucraina, Stepan Poltorak,
affermava che era riuscito a reclutare solo il 20% dei riservisti da
mobilitare, spiegando che molti ucraini l’evitavano emigrando all’estero, “Questa è la ragione per l’introduzione dei certificati di espatrio per
tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni, e dovranno esibire alla frontiera un
certificato che illustra i motivi della partenza e la relativa approvazione“. A Donetsk, il 2
febbraio, Aleksandr Zakharchenko affermava, “Se Poroshenko pensa
che il suo esercito possa competere con il nostro, veda quanto velocemente
abbiamo preso Uglegorsk. Gettano in battaglia riservisti inesperti che non
sanno nemmeno usare un fucile. Abbiamo il morale alto, abbiamo vissuto qui,
viviamo qui e continueremo a farlo, questa è la nostra terra“. Intanto gli inglesi
inviavano i primi 20 dei 75 blindati Saxon acquistati per la Guardia nazionale
ucraina al prezzo di 3,8 milioni di dollari, ed otto ex-alti funzionari
statunitensi, tra cui l’ex-ammiraglio James G. Stavridis, ex-comandante in capo
della NATO, Michèle A. Flournoy, ex-alta funzionaria del Pentagono, Ivo
Daalder, ex-ambasciatore degli Stati Uniti presso la NATO, l’ex-alto inviato
degli USA Strobe Talbott e l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina
Steven Pifer, esortavano Obama ad inviare 3 miliardi di dollari in armamenti
all’Ucraina, tra cui missili anti-carro, droni da ricognizione, Humvee e radar,
oltre a “rafforzare” l’addestramento “supplementare” statunitense dei militari
ucraini. Un altro ex-ufficiale del Pentagono e del Consiglio di Sicurezza
Nazionale che ha sottoscritto l’appello bellicista, Jan Lodal, dichiarava a una
conferenza del Consiglio Atlantico “C’è lo sforzo
statunitense in corso, sia tramite la NATO che l’ambasciata in Ucraina, per
addestrare gli ufficiali ucraini“. L’ex-ambasciatore degli Stati Uniti
in Ucraina, Steven Pifer, confermava che militari degli Stati Uniti già “addestrano quattro battaglioni della Guardia nazionale ucraina“, vicino al confine
con la Polonia, “ben lontano dalla zona del conflitto“. L’addestramento
doveva riguardare la gestione di nuovi sistemi d’arma e migliorare la rete di
comando e controllo. Il nuovo segretario della Difesa degli Stati Uniti, Ashton
Carter, affermava “Penso che dovremmo aiutare gli ucraini a
difendersi. La natura di questo supporto non posso chiarirla, ora, perché non
ho parlato con i nostri capi militari o la dirigenza ucraina, ma sono propenso
a fornirgli armi“. Difatti, le FAN avevano scoperto che gli ucraini già impiegavano
munizioni della NATO, per bombardare le città del Donbas. Inoltre fucili
d’assalto, granate e dispositivi di comunicazione fabbricati negli Stati Uniti
venivano utilizzati dagli ucraini nelle loro operazioni contro Donetsk e
Lugansk. Dal 2014 gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina dei radar e inviato
sul campo consiglieri militari e delle forze speciali. Infatti, dal 5 febbraio,
ogni notte, atterrava un C-130 della NATO nell’aeroporto di Kharkov,
trasportando armi ed equipaggiamenti per le forze majdaniste. Un congressista
degli Stati Uniti, Chris Van Hollen, invece metteva in dubbio l’utilità di
fornire armi sofisticate agli ucraini: “I soldati ucraini non
sono sufficientemente preparati ad utilizzare le armi che gli Stati Uniti
desiderano fornire e inoltre vi è il rischio che tale armamento possa essere
rubato e venduto ai terroristi“. Ma il 5 febbraio, il segretario alla
Difesa Chuck Hagel, il segretario di Stato John Kerry e il vicepresidente Joe
Biden degli USA si recavano a Kiev per ordinare il prosieguo delle operazioni
contro il Donbas. Il portavoce del ministero degli Esteri russo Aleksandr
Lukashevich dichiarava che la Russia era preoccupata per la possibilità che
NATO e USA fornissero armi e assistenza militare a Kiev. “Tenendo conto dei piani revanscisti del ‘partito della guerra’ a Kiev, non
c’è solo la piena escalation della situazione nel sud-est (Ucraina), ma una
minaccia alla sicurezza della Federazione russa“, riferendosi anche
alla NATO che intendeva rafforzarsi in prossimità delle frontiere della Russia.
Sempre il 5 febbraio, Hollande e Merkel incontravano Poroshenko per discutere
un cessate il fuoco e il riavvio dei colloqui di Minsk. Tale iniziativa dei due
capi di Stato europei era stata preceduta da colloqui segreti tra Parigi,
Berlino e Mosca. Nel frattempo, circa 2,5 milioni di cittadini ucraini, tra cui
1193000 uomini in età di leva, si erano trasferiti nel territorio della Russia
per sottrarsi al governo golpista di Kiev, e altre 850000 persone erano
arrivate dal Donbas, di cui circa 440000 avevano chiesto lo status di
rifugiato. La Russia ha 531 centri di accoglienza nel proprio territorio, che
accolgono 27000 rifugiati ucraini.
L’11 febbraio, a Minsk s’incontravano Putin, Lukashenko, Merkel, Hollande e Poroshenko, il cosiddetto ‘Formato Normandia’, per discutere un cessate-il-fuoco, che veniva stabilito per la mezzanotte del 15 febbraio. Il presidente Vladimir Putin aveva detto, “Questa non è stata la migliore notte della mia vita. Ma la mattina era buona a prescindere dalle difficoltà nei negoziati e siamo riusciti a concordare cose importanti. La prima era il cessate il fuoco a partire dalle ore 00:00 del 15 febbraio. La seconda, che considero molto importante, è il ritiro dell’artiglieria pesante ucraina dalla linea di contatto di oggi, e dalla linea del 19 settembre decisa negli accordi di Minsk sul Donbas. Un documento è stato firmato dal gruppo di contatto, si chiama ‘Pacchetto di misure volte ad attuare gli accordi di Minsk’, e un secondo documento, una dichiarazione dei presidenti francese ed ucraino, vostro servo fedele, e della cancelliera tedesca, in cui affermano di sostenere questo processo“. Il nuovo accordo di Minsk prevedeva quindi: 1. cessate il fuoco, 2.ritiro delle armi pesanti, 3. monitoraggio dell’OSCE, 4. elezioni regionali, 5. ‘status speciale’ per il Donbas entro 30 giorni, 6. scambio dei prigionieri, 7. corridoi umanitari, 8. pensioni e spese sociali, 9. controllo di Kiev delle frontiere, 10. partenza dei combattenti stranieri, 11. disarmo degli irregolari, 12. riforma e decentramento entro la fine del 2015, 13. elezioni nel Donbas sotto il controllo del gruppo di contatto (PCG) 14. aumento delle attività del PCG. Il FMI annunciava altri 17,5 miliardi di dollari di aiuti per l’Ucraina, in quattro anni, due ore prima della fine dei negoziati. Infine, l’accordo prevedeva che “I leader s’impegnano a una visione di uno spazio umanitario ed economico comune dall’Atlantico al Pacifico basato sul pieno rispetto del diritto internazionale e dei principi dell’OSCE. I leader s’impegnano all’attuazione degli accordi di Minsk. A tal fine, convengono ad istituire un meccanismo di controllo nel formato Normandia che si riunirà a intervalli regolari, in linea di principio a livello di alti funzionari dei ministeri degli Esteri”. Infine, la Russia otteneva che l’Ucraina non solo non aderisse a NATO e Unione europea, ma che la Russia potesse intervenire sull’accordo di libero scambio tra Ucraina e Unione europea, mettendo così fine agli appelli degli Stati Uniti “ad isolare la Russia”. (Qui, l’accordo completo) Nel frattempo, un decreto della Rada golpista accusava Poroshenko di non adempiere al suo ruolo e chiedeva: “1. Di stabilire che il presidente dell’Ucraina P. Poroshenko rinuncia intenzionalmente all’esercizio delle competenze costituzionali e non adempie ai propri doveri. 2. Ai sensi del paragrafo 7 della prima parte dell’articolo 85 della Costituzione dell’Ucraina, di indire le elezioni straordinarie del Presidente dell’Ucraina per il 10 maggio 2015. 3. La presente decisione entra in vigore al momento dell’adozione. V. Grojsman”.
In relazione all’accordo di Minsk, il Premier della RPD Aleksandr Zakharchenko dichiarava “Abbiamo firmato l’accordo oggi che, mi auguro, metta fine alle ostilità e consenta alle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk di avviare la ricostruzione pacifica. Per il bene del nostro popolo… abbiamo firmato l’accordo. Spero con questi passi di aver aiutato l’Ucraina a cambiare, adottando una serie di importanti riforme, e spero che vedremo un’Ucraina completamente diversa nel prossimo futuro. Credo che sia una grande vittoria della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Lugansk”. Il Premier della RPL Igor Plotnitskij dichiarava, “Probabilmente sapete che io, così come Aleksandr Vladimirovich… ho un’opinione diversa sulla faccenda, ma è impossibile non fidarsi e non rispettare il parere dei tre più importanti presidenti di oggi, dei dirigenti russi, tedeschi e francesi. E se agiscono come nostri garanti, i cambiamenti inclusi nell’accordo, garantendo che l’Ucraina cambierà su pressione del Donbas, allora non possiamo privare l’Ucraina di questa chance. Perché il Paese sta per cambiare, il rapporto sta per cambiare, le persone stanno per cambiare. In realtà, il popolo ucraino, essendo unico, rimane unico. Oggi lo consideriamo sempre il nostro popolo. Questa possibilità viene data all’Ucraina per cambiare la costituzione e, tra l’altro, come rilevato nei documenti, cambiare atteggiamento. Questo… oggi… lo consideriamo un grande risultato della Repubblica popolare di Lugansk e della Repubblica Popolare di Donetsk, in modo che l’Ucraina cambi, cambi in modo civile e pacifico. Smettendo di assassinare il proprio popolo, distruggendo asili e altri beni sociali e di sussistenza. Crediamo e sappiamo che la vittoria sarà nostra comunque e non importa se sarà ottenuta con metodi politici o militari. Sappiamo per certo che l’Ucraina sta per cambiare e cambierà grazie al popolo del Donbas. Grazie”. Aleksandr Zakharchenko ribadiva: “Inoltre vorrei aggiungere, che grazie a questi punti, nel memorandum, la piena responsabilità della non adesione o qualsiasi sabotaggio di uno di questi accordi, va imputata direttamente a Pjotr Alekseevich Poroshenko. Tutti questi punti richiedono ulteriori negoziati, negoziati ancora in corso. Quindi, in caso di violazione o non attenzione di questi punti… ogni altro memorandum sarà fuori questione in futuro… del tutto. Grazie”.
La sera del 14 febbraio, si aveva una grande esplosione sulla piazza centrale di Donetsk, vicino al Park Inn Hotel, dove il premier della Repubblica Popolare di Donetsk Aleksandr Zakharchenko doveva tenere una conferenza stampa. L’esplosione era stata causata da 3 mine poste a 100 metri dal Park Inn Hotel, uccidendo tre civili. Quindi, il 15 febbraio, Zakharchenko convocava una riunione d’emergenza sulla violazione del cessate il fuoco da parte di Kiev. Il vicecomandante della milizia della RPD, Edvard Basurin, avvertiva che i majdanisti a Debaltsevo avevano aperto il fuoco contro le posizioni delle FAN, “Per evitare vittime civili, le unità della RPD prendono di mira le armi del nemico. Le unità delle forze armate della RPD sono costrette ad aprire un fuoco selettivo per sopprimere le ostilità di nazionalisti e sabotatori di Kiev, che continuano a violare il cessate il fuoco nella zona di Debaltsevo”.
L’11 febbraio, a Minsk s’incontravano Putin, Lukashenko, Merkel, Hollande e Poroshenko, il cosiddetto ‘Formato Normandia’, per discutere un cessate-il-fuoco, che veniva stabilito per la mezzanotte del 15 febbraio. Il presidente Vladimir Putin aveva detto, “Questa non è stata la migliore notte della mia vita. Ma la mattina era buona a prescindere dalle difficoltà nei negoziati e siamo riusciti a concordare cose importanti. La prima era il cessate il fuoco a partire dalle ore 00:00 del 15 febbraio. La seconda, che considero molto importante, è il ritiro dell’artiglieria pesante ucraina dalla linea di contatto di oggi, e dalla linea del 19 settembre decisa negli accordi di Minsk sul Donbas. Un documento è stato firmato dal gruppo di contatto, si chiama ‘Pacchetto di misure volte ad attuare gli accordi di Minsk’, e un secondo documento, una dichiarazione dei presidenti francese ed ucraino, vostro servo fedele, e della cancelliera tedesca, in cui affermano di sostenere questo processo“. Il nuovo accordo di Minsk prevedeva quindi: 1. cessate il fuoco, 2.ritiro delle armi pesanti, 3. monitoraggio dell’OSCE, 4. elezioni regionali, 5. ‘status speciale’ per il Donbas entro 30 giorni, 6. scambio dei prigionieri, 7. corridoi umanitari, 8. pensioni e spese sociali, 9. controllo di Kiev delle frontiere, 10. partenza dei combattenti stranieri, 11. disarmo degli irregolari, 12. riforma e decentramento entro la fine del 2015, 13. elezioni nel Donbas sotto il controllo del gruppo di contatto (PCG) 14. aumento delle attività del PCG. Il FMI annunciava altri 17,5 miliardi di dollari di aiuti per l’Ucraina, in quattro anni, due ore prima della fine dei negoziati. Infine, l’accordo prevedeva che “I leader s’impegnano a una visione di uno spazio umanitario ed economico comune dall’Atlantico al Pacifico basato sul pieno rispetto del diritto internazionale e dei principi dell’OSCE. I leader s’impegnano all’attuazione degli accordi di Minsk. A tal fine, convengono ad istituire un meccanismo di controllo nel formato Normandia che si riunirà a intervalli regolari, in linea di principio a livello di alti funzionari dei ministeri degli Esteri”. Infine, la Russia otteneva che l’Ucraina non solo non aderisse a NATO e Unione europea, ma che la Russia potesse intervenire sull’accordo di libero scambio tra Ucraina e Unione europea, mettendo così fine agli appelli degli Stati Uniti “ad isolare la Russia”. (Qui, l’accordo completo) Nel frattempo, un decreto della Rada golpista accusava Poroshenko di non adempiere al suo ruolo e chiedeva: “1. Di stabilire che il presidente dell’Ucraina P. Poroshenko rinuncia intenzionalmente all’esercizio delle competenze costituzionali e non adempie ai propri doveri. 2. Ai sensi del paragrafo 7 della prima parte dell’articolo 85 della Costituzione dell’Ucraina, di indire le elezioni straordinarie del Presidente dell’Ucraina per il 10 maggio 2015. 3. La presente decisione entra in vigore al momento dell’adozione. V. Grojsman”.
In relazione all’accordo di Minsk, il Premier della RPD Aleksandr Zakharchenko dichiarava “Abbiamo firmato l’accordo oggi che, mi auguro, metta fine alle ostilità e consenta alle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk di avviare la ricostruzione pacifica. Per il bene del nostro popolo… abbiamo firmato l’accordo. Spero con questi passi di aver aiutato l’Ucraina a cambiare, adottando una serie di importanti riforme, e spero che vedremo un’Ucraina completamente diversa nel prossimo futuro. Credo che sia una grande vittoria della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Lugansk”. Il Premier della RPL Igor Plotnitskij dichiarava, “Probabilmente sapete che io, così come Aleksandr Vladimirovich… ho un’opinione diversa sulla faccenda, ma è impossibile non fidarsi e non rispettare il parere dei tre più importanti presidenti di oggi, dei dirigenti russi, tedeschi e francesi. E se agiscono come nostri garanti, i cambiamenti inclusi nell’accordo, garantendo che l’Ucraina cambierà su pressione del Donbas, allora non possiamo privare l’Ucraina di questa chance. Perché il Paese sta per cambiare, il rapporto sta per cambiare, le persone stanno per cambiare. In realtà, il popolo ucraino, essendo unico, rimane unico. Oggi lo consideriamo sempre il nostro popolo. Questa possibilità viene data all’Ucraina per cambiare la costituzione e, tra l’altro, come rilevato nei documenti, cambiare atteggiamento. Questo… oggi… lo consideriamo un grande risultato della Repubblica popolare di Lugansk e della Repubblica Popolare di Donetsk, in modo che l’Ucraina cambi, cambi in modo civile e pacifico. Smettendo di assassinare il proprio popolo, distruggendo asili e altri beni sociali e di sussistenza. Crediamo e sappiamo che la vittoria sarà nostra comunque e non importa se sarà ottenuta con metodi politici o militari. Sappiamo per certo che l’Ucraina sta per cambiare e cambierà grazie al popolo del Donbas. Grazie”. Aleksandr Zakharchenko ribadiva: “Inoltre vorrei aggiungere, che grazie a questi punti, nel memorandum, la piena responsabilità della non adesione o qualsiasi sabotaggio di uno di questi accordi, va imputata direttamente a Pjotr Alekseevich Poroshenko. Tutti questi punti richiedono ulteriori negoziati, negoziati ancora in corso. Quindi, in caso di violazione o non attenzione di questi punti… ogni altro memorandum sarà fuori questione in futuro… del tutto. Grazie”.
La sera del 14 febbraio, si aveva una grande esplosione sulla piazza centrale di Donetsk, vicino al Park Inn Hotel, dove il premier della Repubblica Popolare di Donetsk Aleksandr Zakharchenko doveva tenere una conferenza stampa. L’esplosione era stata causata da 3 mine poste a 100 metri dal Park Inn Hotel, uccidendo tre civili. Quindi, il 15 febbraio, Zakharchenko convocava una riunione d’emergenza sulla violazione del cessate il fuoco da parte di Kiev. Il vicecomandante della milizia della RPD, Edvard Basurin, avvertiva che i majdanisti a Debaltsevo avevano aperto il fuoco contro le posizioni delle FAN, “Per evitare vittime civili, le unità della RPD prendono di mira le armi del nemico. Le unità delle forze armate della RPD sono costrette ad aprire un fuoco selettivo per sopprimere le ostilità di nazionalisti e sabotatori di Kiev, che continuano a violare il cessate il fuoco nella zona di Debaltsevo”.
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